La Teoria di M. Klein
I suoi didatti furono Ferenczi e Abraham i quali, intuendo una nuova via della ricerca psicoanalitica, la spinsero, intorno agli anni ’20, a dedicarsi ad un settore ancora inesplorato della psicoanalisi: la psicoterapia dei bambini.
Prima degli anni ’20 i bambini erano trattati con gli stessi strumenti terapeutici utilizzati con gli adulti, in cui il linguaggio verbale assume una funzione preponderante nella comunicazione. Al contrario i bambini più piccoli hanno bisogno di tecniche diverse, in quanto non hanno ancora sviluppato sufficientemente l’abilità linguistica.
La Klein introdusse la “tecnica del gioco” che permise di aggirare l’ostacolo della verbalizzazione e delle libere associazioni, mezzi non idonei all’analisi della psiche infantile; ciò rese possibile l’analisi di bambini di 2 o 3 anni di età.
(…..nel gioco i bambini riproducono simbolicamente fantasie, desideri ed esperienze, e nel farlo si servono della stessa forma espressiva arcaica e filogeneticamente acquisita che usiamo nei sogni.)
Quindi secondo l’autrice, il gioco è la via regia all’inconscio del bambino.
Con la sua teoria la Klein determinò una spaccatura nella Società psicoanalitica britannica, a causa di un conflitto teorico con Anna Freud. Il punto principale di disaccordo era sulla concezione-utilizzo del gioco che secondo A.Freud è un’attività naturale dell’infanzia e non sempre può essere interpretato come materiale simbolico. Ma la Klein ribatté dicendo che non si può interpretare simbolicamente il gioco se non si verificano certe precise condizioni:
- ripetitività dei contenuti
- presenza di intensi stati affettivi di angoscia e colpa
- manifestazioni di tendenze reattive
La Freud sosteneva che i bambini non potessero essere trattati analiticamente come gli adulti poiché non ritenuti in grado di mettere in atto il transfert. La Klein al contrario sosteneva che il bambino è sin da subito capace di transfert, solo che, a differenza del transfert degli adulti, ciò che viene trasferito non sono pulsioni e affetti legati ad eventi dolorosi del passato, quanto ammontare energetici originati da esperienze precoci che hanno minato l’io ancora debole e non integrato del bambino. Tali aspetti premono verso una significazione, e sono alla base dei sintomi del disturbo di cui il bambino soffre, ma possono prendere forma simbolicamente attraverso il gioco.
LA TEORIA DELLO SVILUPPO PSICHICO
Greenberg e Mitchell hanno suddiviso l’evoluzione del suo pensiero in 4 periodi principali, ciascuno dei quali caratterizzato da un’idea-guida a cui la Klein subordinava di volta in volta l’intero apparato concettuale:
- Il primo periodo (anni ’20) è caratterizzato dall’idea guida delle pulsioni sessuali.
La Klein esaspera l’ipotesi freudiana sulla sessualità infantile e sulla qualità sessuale dell’energia psichica. Sembra infatti che non esista altro tema motivazionale nel bambino al di fuori di quello sessuale; tutto, lettere, numeri, aritmetica, storia ecc. simboleggia l’attività sessuale.
Ogni psicopatologia infantile deriva da una rimozione di aspetti della sessualità infantile. Il complesso edipico insorge verso il primo anno di età (Freud lo collocava tra i 4 e i 5); quindi anche la costruzione del Super-Io è anticipata rispetto alla concezione freudiana che lo faceva derivare dall’interiorizzazione dei divieti parentali, come risoluzione del complesso edipico. La Klein osservò formazioni superegoiche assai precoci, concomitanti alle prime fantasie edipiche e che si manifestano attraverso autoaccuse severe e fantasie punitive sadiche.
Ella ipotizza anche che l’Io esista sin dalla nascita, a differenza di Freud che lo faceva derivare dall’interazione tra Es e mondo esterno, così come l’idea inconscia di una madre.
- Il secondo periodo (Anni ’30) è caratterizzato dall’idea-guida della Pulsione aggressiva.
Alla base della motivazione non è più la pulsione sessuale ma è la pulsione aggressiva: la Klein porta alle estreme conseguenze l’interesse di Freud per la pulsione aggressiva. Quest’ultimo nel 1920 aveva parlato di una fonte biologica indipendente di energia psichica che può rivolgersi contro oggetti esterni e contro il sé: la pulsione di morte. L’interesse per la madre non è più motivato dalla ricerca di piacere sessuale, ma dal bisogno di possesso, controllo e distruzione.
Riguardo al complesso edipico, l’oggetto non viene conteso al rivale per soddisfare la pulsione sessuale ma per possederla, dominarla e controllarla e cioè soddisfare la pulsione aggressiva.
Ella inoltre in questo periodo elaborò i due fondamentali concetti di:
- fantasia inconscia – contesta l’idea freudiana per cui la fantasia nasca dalla frustrazione di un desiderio e cioè sia un processo mentale alternativo alla gratificazione delle pulsioni – secondo la Klein la vita mentale del bambino è una complessa dinamica di relazioni con oggetti fantasmatici.
- oggetto interno – Freud aveva circoscritto la formazione dell’oggetto interno alla formazione del Super-io che nasce dall’interiorizzazione della funzione autoritaria delle figure parentali. Klein collega il concetto di oggetto interno con quello di fantasia inconscia sostenendo che il mondo interno dei bambini è popolato di oggetti interni che sono in parte il prodotto delle sue fantasie inconsce distruttive e costruttive.
-Nel terzo periodo l’idea-guida è quella del ritorno alle pulsioni libidiche ma sublimate nel sentimento d’amore, nel senso di colpa e nel desiderio di riparazione dell’oggetto: la posizione schizo-paranoide e depressiva.
La paura più primitiva del neonato è di tipo paranoide poiché deriva da una fantasia di attacco da parte degli oggetti esterni ed interni al proprio Io: ciò è frutto di una proiezione dei propri impulsi aggressivi. L’unica difesa che l’Io arcaico è in grado di mettere in atto è la scissione tra oggetti-sentimenti buoni e cattivi: ciò caratterizza la posizione schizo-paranoide, e si verifica nella prima metà del primo anno di vita. Nella seconda metà il bambino (“normale”) è in grado di relazionarsi con un oggetto totale e di interiorizzarlo, e cioè di percepire un’unica madre buona e cattiva verso la quale prova sentimenti ambivalenti. La frustrazione legata allo svezzamento dà origine al sadismo del bambino rivolto alla madre amata. Questo genera nel bambino un’ansia non di tipo persecutorio ma di tipo depressivo, poiché genera dal senso di colpa di aver fantasticamente distrutto l’oggetto amato: ciò caratterizza la posizione depressiva. A questo punto il bambino tenta di risolvere tali intensi stati affettivi non più con una difesa schizoide ma attraverso atti riparatori dell’oggetto d’amore danneggiato.
La Klein specifica che tali atti riparatori generano da un rimorso ed amore genuino e da una profonda gratitudine per il bene ricevuto dalla madre.
Una tale angoscia depressiva è inevitabile, in quanto è generata dall’ambivalenza che proviamo verso i nostri oggetti.
-Il quarto periodo è caratterizzato dalla sintesi conclusiva della sua teoria: comprende in un quadro unitario e coerente tanto i processi paranoidi quanto quelli depressivi.
La posizione schizoparanoide è l’organizzazione mentale dominata dall’angoscia persecutoria; la posizione depressiva un’organizzazione mentale evolutivamente superiore e dominata dall’angoscia di perdita, dalla colpa e dal bisogno di riparazione.
Klein parla di posizione e non di fase o stadio per descrivere le diverse tappe dello sviluppo psichico; il bambino infatti adotta una certa posizione psicologica verso l’oggetto con il suo tipico correlato di angoscia e difese.
La teoria kleineiana dello sviluppo riguarda il primo anno di vita e si colloca pertanto nella fase orale. Infatti tutti i processi mentali descritti dall’autrice ruotano intorno al rapporto con il seno materno, che dà origine a immagini e fantasie profondamente interiorizzate. Il seno è la rappresentazione inconscia più arcaica della vita mentale di un essere umano. Tuttavia la Klein non allattò mai i suoi figli!
- INVIDIA e GELOSIA
La pulsione aggressiva può avere una componente maligna e nefasta detta invidia primaria: è un tipo di aggressività arcaica diretta verso l’oggetto parziale buono (seno buono) perché è la fonte di una ricchezza che sfugge al proprio controllo: esso è grandioso, onnipotente e irraggiungibile.
L’invidia è negativa per lo sviluppo perché, trasformando il seno buono in seno cattivo, rende impossibile compiere introiezioni buone.
La gelosia invece consiste nel desiderio di possesso dell’oggetto totale e distruzione del rivale e si sviluppa in una fase più avanzata dello sviluppo, in cui gli oggetti sono totali e indipendenti dal sé.
L’avidità spinge il bimbo a voler possedere, svuotare ed esaurire completamente il seno materno; la distruzione qui non è un movente ma un effetto della stessa avidità.
Creatività: Il seno buono che nutre rappresenta l’istinto di vita e viene sentito come la prima espressione della creatività; dal rapporto col seno che nutre il bimbo riceve gratificazione e la sensazione che esso lo mantenga in vita; la fame invece viene sentita come minaccia di morte.
Se si è stabilito in modo stabile l’identificazione con un seno buono, che dà vita, vi sarà un forte impulso alla creatività che può manifestarsi anche come desiderio di prestigio, di ricchezza e di potenza.
- DIFFERENZA KLEIN-FREUD
M. Klein attribuisce alle dinamiche relazionali un ruolo predominante nello sviluppo della personalità, mentre Freud lo attribuisce ad una istintualità originaria indipendente dall’oggetto, ossia all’eterna lotta tra pulsioni contrarie in cerca di scarica.