DISTURBI DELLE FUNZIONI DI CONTROLLO NELL’ALZHEIMER
DEFICIT ATTENTIVI
In una prima fase dell’AD si osservano deficit prevalentemente strumentali da compromissione parieto-temporale, e cioè delle aree associative retro-rolandiche considerate come il substrato neuronale delle funzioni strumentali, in primis la funzione mnestico-ippocampale.
La progressiva degenerazione neuronale compromette il colloquio inter-neuronale di tali strutture con conseguente compromissione delle prestazioni da esse mediate, soprattutto quelle strumentali automatizzate, in termini di errori e di aumento della latenza della risposta.
Per far fronte a queste carenze il sistema attentivo potenzia il suo controllo su tali attività che per tale ragione regrediscono da prestazioni automatiche a prestazioni controllate.
In tal modo però vengono sottratte le necessarie risorse attentive a tutte quelle funzioni che in condizioni normali, per poter funzionare, non ne possono fare a meno; è il caso delle funzioni che mediano i nuovi apprendimenti, la soluzione di problemi nuovi, la rievocazione attiva dalla MLT, ecc., tutte funzioni che quindi, nelle prime fasi della malattia, risultano essere compromesse a causa di un deficit attentivo da carenza di risorse attentive e non da compromissione della stessa funzione attentiva mediata ancora da una corteccia prefrontale integra.
In uno stadio più avanzato si aggiunge la compromissione della stessa funzione attentiva a causa dell'estensione del processo degenerativo alla corteccia prefrontale. Tutte le prestazioni ora risultano compromesse e il paziente diviene sempre più reattivo ai soli stimoli ambientali ai quali risponde in modo stereotipato e povero, sino allo stadio terminale, in cui si ha una totale assenza della funzione attentiva, della motivazione e dell'intenzionalità, condizione definita «morte cognitiva» o «morte psicologica».
Per quanto riguarda la funzione attentiva, i pazienti AD, sin dagli stadi iniziali della malattia mostrano prestazioni normali nei compiti di attenzione visiva selettiva focalizzata, mentre una vistosa caduta si osserva nei compiti di attenzione divisa e attenzione sostenuta.
In generale si può dire che la compromissione delle prestazioni di questi pazienti nei compiti attentivi è proporzionale alle richieste attentive del compito.
Originariamente questi deficit venivano attribuiti alla compromissione della funzione attentiva causata dalla degenerazione corticale prefrontale.
Un'altra ipotesi, basata su osservazioni più recenti, imputa tale deficit nelle fasi iniziali della malattia alla compromissione delle funzioni strumentali automatiche mediate dalle aree associative retro-rolandiche, le prime ad essere compromesse, con conseguente regressione delle funzioni automatiche a funzioni controllate e progressiva riduzione delle risorse attentive disponibili per tutte le altre funzioni; nelle fasi più avanzate, a questa condizione si aggiunge la compromissione della funzione attentiva stessa dovuta alla degenerazione corticale prefrontale.
CERVELLO SOVRATENTORIALE
Anche se in maniera molto schematica, il cervello sovra-tentoriale può essere suddiviso in due regioni funzionali principali: la regione pre-frontale, svolgente funzioni di controllo, e la parte restante con funzioni strumentali quali ad esempio il linguaggio, i movimenti, la memoria (specie la componente episodica), la cognizione spaziale e la percezione. E’ noto, dalle osservazioni condotte attraverso TAC, MRI e PET, che il processo degenerativo alzheimeriano interessi inizialmente le aree post-rolandiche temporo-parietali per poi estendersi, in una fase più avanzata, anche alle aree associative prefrontali.
A tale modalità di evoluzione degenerativa corrisponde una tipica evoluzione dei deficit osservabili.
OBLIO TEMPORANEO E PARZIALE
Connesso ai disturbi legati all'alterazione della funzione attentiva è il fenomeno dell'oblio temporaneo e parziale di una informazione mnestica che si cerca di recuperare in un dato momento.
Nei pazienti AD tale fenomeno è particolarmente vistoso sin dalle prime fasi della malattia e può consistere sia nel mancato recupero delle parole cercate, nel qual caso si parla di anomie, che di interi eventi pubblici o autobiografici o aspetti parziali ma salienti di essi, come ad esempio il luogo o il personaggio chiave dell'evento, del contesto generale in cui si era verificato, della data, ecc.
In condizioni normali il retrieval di tali informazioni mnestiche è un processo strumentale automatizzato mediato da strutture neuronali, in particolar modo la formazione ippocampica, che nei pazienti AD incorre precocemente in una degenerazione consistente in sfoltimenti neuronali e dendritici, formazione di placche neurofibrillari e riduzioni trasmettitoriali. In tal modo tale funzione di retrieval automatico regredisce ad una funzione di retrieval controllato che, in quanto tale, richiede una notevole quantità di risorse attentive. L’attivazione di una traccia in modo controllato infatti può essere un processo piuttosto complesso tale da richiedere notevoli risorse attentive senza che ciò garantisca il successo immediato dell'operazione.
Fenomeno della Punta della Lingua e Anomie
Nel caso che il fenomeno dell'oblio temporaneo e parziale riguardi le parole, l’individuo non riesce a recuperare la rappresentazione fonemica, nonostante che sia in grado di accedere alle rappresentazioni semantiche ad essa associate e quindi sia in grado di esplicitare il suo significato.
Quando tale fenomeno si verifica in soggetti normali si parla di “fenomeno della punta sulla lingua”; nel caso di pazienti cerebrolesi si parla di anomie.
Nei soggetti normali tale fenomeno si accentua nelle condizioni di maggiore consumo attentivo, come nelle situazioni ansiogene di stress emotivo, o nelle condizioni di calo attentivo come nell'affaticamento mentale e nella sonnolenza, ed è più frequente con le parole meno frequentemente utilizzate e quindi meno familiari.