ERICH FROMM


E’ il più conosciuto degli autori che hanno evidenziato il rilievo delle determinanti sociali nello sviluppo psichico. Insieme ad Horney e a Sullivan è considerato un esponente dell’indirizzo psicoanalitico neofreudiano o culturalista, secondo il quale lo sviluppo psichico è influenzato, più che da componenti biologico istintuali, dalla pressione dei modelli culturali.

Secondo Fromm, la condizione umana è espressione di una contraddizione fondamentale: da una parte l’uomo è intimamente legato alla natura, con le sue pulsioni e bisogni fisiologici, dall’altro è costantemente proteso a trascenderla, ad allontanarsi dalla piattaforma biologica.

L’essere umano infatti, oltre ad essere motivato da bisogni biologici (fame e sessualità), è motivato da bisogni psicologici: sono questi bisogni a differenziarlo dall’animale.

Fromm ha individuato 5 bisogni psicologici:

1 - Bisogno di relazioni - eredità dei primitivi legami istintivi degli animali: è il bisogno fondamentale di unirsi ai propri simili.

2 - Bisogno di trascendenza - bisogno di elevarsi al di sopra del limite e cioè di creare il nuovo sia in senso costruttivo che distruttivo.

3 - Bisogno di radicamento - bisogno di appartenere al mondo: su tale bisogno si incentra il sentimento di fratellanza.

4 - Bisogno di un sistema di orientamento - bisogno di disporre di uno schema di riferimento costante attraverso il quale esperire il mondo.

5 - Bisogno d’identità - bisogno di una propria identità che ci distingue dagli altri.

L’espressione di tali bisogni è condizionata dalla società in cui viviamo: ed è a questo punto che si introduce la sua critica alla società contemporanea, che nonostante sia quella dell’America degli anni ’50, presenta ancora molti elementi estremamente attuali.

La società contemporanea infatti non favorisce lo sviluppo di quelle che Fromm definisce le “qualità umane autentiche” e cioè quelle qualità che sono legate alla soddisfazione dei 5 bisogni psicologici umani e che consistono fondamentalmente nel pensiero creativo (che la società moderna soffoca attraverso il “robotismo”), nella fratellanza, nella solidarietà ed anche in tutte quelle qualità che sono tipiche di un’etica biofila, ossia che ha a che fare con una visione positiva della vita e con tutto ciò che rispetta ed incoraggia la vita.

Vediamo infatti che secondo Fromm l’individuo è spinto da due forze opposte, l’amore per la vita (biofilia) e la tensione verso la morte (necrofilia). Anche Freud aveva proposto un simile dualismo (Eros e Thanatos); ma mentre Freud le pone su uno stesso piano come tendenze biologiche di uguale forza, Fromm le pone su due piani diversi. La biofilia è infatti il frutto di un impulso biologicamente normale, la necrofilia invece è intesa come fenomeno psicopatologico non parallelo ma alternativo alla biofilia. Essa cresce solo quando viene ostacolato lo sviluppo della biofilia, ciò che purtroppo la società moderna sembra favorire.

Il necrofilo ama solo la morte: il suo fine principale sembra essere quello di impedire la realizzazione dei progetti e negare la speranza; essi distruggono in modo del tutto gratuito. In una discussione eccitano gli animi in modo demagogico per dar luogo ad una lite e vedono ovunque nemici da distruggere.

Non a caso Fromm, osservando le statistiche relative agli omicidi e ai suicidi nei paesi industrializzati, rilevò una maggiore incidenza di entrambi nei paesi industrialmente e tecnologicamente più sviluppati. La sofferenza psichica e quindi anche la psicopatologia è attribuita da Fromm ad uno stile di vita caratterizzato da un alto impiego di tecnologia, da una scarsa comunicazione interpersonale, dall’isolamento e da quello che l’autore complessivamente indica con l’espressione “american way of life”.

Inoltre Fromm osserva come i dati statistici su citati smentissero la teoria psicoanalitica classica in base alla quale l’aggressività avrebbe fondamenti biologici (Thanatos), evidenziando come essi siano soprattutto di tipo socio-culturale.

Quindi secondo Fromm viviamo in una società ammalata, che non viene incontro ai 5 fondamentali bisogni dell’uomo, determinando in ultima analisi una maggiore tendenza alla morte (necrofilia) e quindi una maggiore incidenza di psicopatologie. Spesso invece la società moderna induce bisogni fittizi che allontano gli individui dalla possibilità di autorealizzazione allontanandoli dal percepire i loro reali bisogni (i bisogni fondamentali).

Il fatto che milioni di persone condividano gli stessi vizi, non fa di questi vizi delle virtù, e il fatto che milioni di persone condividano una stessa forma di malattia mentale non fa che questa gente sia sana. Non a caso la definizione corrente di individuo maturo viene mistificatoriamente scambiata con quella di individuo adattato, tramandando in tal modo e silenziosamente un modo patologico di vivere.

Solo una società sana potrebbe promuovere lo sviluppo della salute mentale, venendo incontro ai 5 bisogni fondamentali dell’uomo e quindi favorendo la biofilia, e cioè l’amore ed il rispetto per la vita, la tendenza ad amare i propri simili e favorendo l’esplicarsi della propria creatività individuale.

 Riguardo alla psicoanalisi classica, secondo Fromm essa non è sufficiente a guarire una persona la cui nevrosi rinvii a una causa esterna: bisogna tener necessariamente conto del contesto in cui l’individuo è inserito. Ovviamente su quest’ultimo la psicoanalisi non ha strumenti per intervenire.  Tuttavia può tentare di affrontare il motivo per cui quella persona non capisce da sola dov’è la vera causa della sua sofferenza e perché non cerca di cambiarla. Può cioè aiutare l’individuo a riconoscere la vera natura del problema e a decidere di lottare.

La psicoanalisi dunque deve aiutare l’individuo a crescere e a sviluppare le proprie potenzialità e la propria creatività.

 

 

 

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