LUDVIG BINSWANGER “LA PSICOLOGIA ESISTENZIALE” 


-          Progetto di mondo = la risposta che un individuo sta fornendo al proprio fondamento esistenziale 

-          Psichiatria fenomenologica = applica il metodo fenomenologico alla psichiatria

-          Rifiuto delle categorie interpretative della psichiatria tradizionale

-          Metodo dell’osservazione categoriale ?= il terapeuta cerca di capire qual è la modalità esistenziale del paziente ossia le categorie attraverso le quali filtra la realtà.

-          L’uomo è il vero artefice del proprio destino - piena responsabilità del suo destino

Medico svizzero Binswanger fu seguace di Freud ma poi se ne distaccò allontanandosi decisamente dalla visione del maestro. Tale allontanamento probabilmente è da imputare alle diverse esperienze cliniche che i due ebbero: Freud trattò principalmente con le nevrosi, Binswanger con gli psicotici e con essi l’autore ancor prima del problema terapeutico si poneva la questione di comprenderne il linguaggio e di trovare un terreno minimo condivisibile di comunicazione.

Secondo Binswanger non ha alcun senso parlare di inconscio, allontanandosi così dalle categorie interpretative della psicoanalisi freudiana e della psicologia analitica junghiana.

  • PREMESSE CULTURALI E FILOSOFICHE DELLA  PSICOLOGIA ESISTENZIALE

Le premesse filosofico-culturali della psicologia esistenziale si fondano nella corrente di pensiero definita esistenzialismo che raggiunse la sua massima espansione in Europa nel dopoguerra.

 Padre spirituale dell’esistenzialismo fu Kierkegaard che col suo pensiero pose le basi per una concezione dell’uomo e del suo destino che non prescindesse dal suo universo interiore, dalla sua intima esperienza di vita o, in una parola, dalla sua esistenza. In tal modo il filosofo rifiuta tutte quelle teorizzazioni astratte che sacrificano, in nome di un’oggettività invocata, la più intima esperienza della vita che è estremamente soggettiva. Nella sua filosofia ritroviamo il problema dell’autenticità e inautenticità della propria esistenza e quello delle sfide della responsabilità e della scelta, concetti cardine della psicologia esistenziale di Binswanger.

Secondo l’approccio esistenzialista infatti l’esistenza è considerata come una condizione ontologica connotata da un certo grado di necessità e da un certo grado di libertà, nel momento in cui all’individuo è data la possibilità di scegliere la modalità di reazione alla propria condizione necessaria.

Un altro importante contributo la psicologia esistenziale lo riceve dalla fenomenologia husserliana (da cui l’esistenzialismo mutuò il metodo fenomenologico) definita come la descrizione dei dati dell’esperienza immediata: più che spiegare i fenomeni, essa cerca di comprenderli.

Anche la psicologia della Gestalt ha fatto uso del metodo fenomenologico, ma mentre essa lo applicò allo studio di processi psichici specifici come la percezione, la memoria ecc., la psicologia esistenziale lo ha applicato allo studio della personalità.

Un altro referente filosofico della psicologia esistenziale, legato strettamente alla fenomenologia, è Heidegger dal cui pensiero Binswanger attinse moltissimo.

  • ESSERE NEL MONDO

Gli uomini hanno dimora nel mondo, sono nel mondo, e lo sono ciascuno in un modo specifico, suo proprio. Anche la psicopatologia è un modo di essere nel mondo: partendo da questo principio di base, i fenomeni psicopatologici non possono essere isolati dal contesto globale in cui si inseriscono: l’esistenza.

Nel suo essere nel mondo l’individuo viene in contatto con 3 dimensioni:

- Umwelt - ambiente fisico e biologico.

- Mitwelt - ambiente umano e sociale.

- Eigenwelt - il mondo interiore dell’individuo che comprende la sua esperienza psichica, spirituale e corporea.

L’essere nel mondo comporta anche la dimensione temporale, visto che l’individuo si trova sempre di fronte al futuro, potenziale fonte d’angoscia, e di fronte al passato, potenziale fonte di colpa.

Queste dimensioni costituiscono il tessuto operativo su cui basare l’analisi dei disturbi della personalità. L’individuo malato è un soggetto che sta fornendo la sua risposta, unica e irripetibile, alla sua esistenza.

  • FONDAMENTO ESISTENZIALE o ESISTENZIALE A PRIORI

Secondo Binswanger la libertà dell’uomo non è illimitata ma è condizionata da quello che lui definisce “esistenziale a priori” che è una o un insieme di condizioni esistenziali non scelte da noi ed in cui veniamo gettati a prescindere dalla nostra volontà o preferenza. Ad esempio una donna si trova gettata nel fondamento esistenziale della sua femminilità ed è attorno a tale fondamento che costruirà il suo destino.

L’individuo tuttavia è libero nel tipo di risposta che darà al proprio esistenziale a priori. A seconda del tipo di risposta dipenderà il livello di autenticità o inautenticità della sua esistenza: quanto più tale risposta sarà vicina e congrua al proprio esistenziale a priori, malgrado i limiti che esso pone, tanto più la propria esistenza sarà autentica; quanto più sarà lontana, tanto più sarà inautentica. L’inautenticità è debolezza perché comporta un allontanamento dalla propria reale dimensione esistenziale, la cui accettazione è la premessa necessaria per dare il via allo sviluppo delle proprie potenzialità.

  • I PROGETTI DI MONDO

Il progetto di mondo è la risposta che un individuo fornisce al proprio fondamento esistenziale. Può essere definito come il sistema onnicomprensivo delle modalità esistenziali dell’individuo e cioè dei modi di reagire nelle varie dimensioni dell’essere al mondo: Umvelt, Mitwelt e Eigenwelt.

Il progetto di mondo può essere estremamente limitato rispetto alle potenzialità insite nel proprio esistenziale a priori, oppure può essere giusto e adeguato. In genere, nei disturbi della personalità, si è cristallizzato un progetto di mondo limitato e inadeguato, che oppone continuamente un “alt” alla realizzazione di altre potenzialità.

  • PSICHIATRIA FENOMENOLOGICA 

Binswanger può essere considerato il padre della psichiatria fenomenologica in quanto fu il primo ad applicare l’analisi fenomenologica alla psichiatria, da lui stesso descritta come “..l’accurata descrizione delle esperienze intrapsichiche..”.

Obiettivo del metodo fenomenologico è quello di guardare al malato mentale mettendo tra parentesi gli schemi e le categorie interpretative attraverso le quali l’uomo sano guarda al mondo, per osservare nel modo più diretto possibile gli schemi e le categorie usate dal malato mentale e in ultima analisi il modo d’esistenza del malato, il suo modo singolare di relazionarsi alle cose, il senso che esse acquisiscono per lui e il suo modo di esprimersi.

Binswanger definisce tale metodo di osservazione osservazione categoriale: il terapeuta cerca di capire qual è la modalità esistenziale del paziente; è come se il terapeuta cercasse di vedere il mondo attraverso le categorie interpretative del paziente, abbandonando del tutto il dualismo tra soggetto e oggetto.

Nel setting l’attenzione del terapeuta è rivolta a ciò che il paziente manifesta nell’istante in cui lo manifesta: è inutile pertanto, nell’analisi, riferirsi a modelli patologici precostituiti (come avveniva in psichiatria).

La malattia mentale è considerata come l’espressione, forse l’unica possibile, di una situazione insostenibile. Tale situazione non consiste tanto in un trauma psichico avvenuto in passato, ad es. nell’infanzia, ma nel suo significato che continua ad agire nel presente. Pur senza negare l’importanza del passato dell’individuo, l’osservazione non si deve concentrare sul passato del paziente ma sul presente, perché è solo sul presente che si può intervenire.

La cura è infatti in primo luogo un appello alla responsabilità del paziente, che, se nulla può fare per cancellare il suo fondamento esistenziale, può comunque impegnarsi con successo per modificare al meglio il suo modo di rispondere a tale fondamento esistenziale  e quindi modificare il suo modo d’essere nel mondo (la sua modalità esistenziale).

Una tale modifica consiste nel raggiungimento di una maggiore autenticità e cioè di una maggiore conformità e una minore alienazione dal proprio fondamento esistenziale: lo psichiatra procede ascoltando i resoconti del paziente, compiendo un’analisi fenomenologica delle sue verbalizzazioni, dei suoi comportamenti ed anche dei suoi sogni, considerati anch’essi un modo d’essere nel mondo.

In tal modo lo psichiatra individua i punti di alienazione e di inautenticità della personalità del paziente facendogliene prendere atto e spingendolo verso una maggiore autenticità: solo in questo modo il paziente potrà liberare a pieno le potenzialità che sono in lui.

La psicopatologia si configura come l’effetto di un rifiuto, da parte del paziente, di esercitare la propria libertà di essere autentico e cioè il più possibile conforme al proprio fondamento esistenziale.

I fattori che possono influenzare il modo di reagire al proprio fondamento esistenziale, e quindi il proprio livello di autenticità, sono principalmente il contesto sociale e familiare in cui l’individuo cresce. Tuttavia nessuno di questi fattori impedisce all’individuo di prendere atto, oltre che dei propri limiti, anche delle proprie reali potenzialità. Non c’è persona che, indipendentemente dai vari fattori psicologici, fisiologici o educativi che la influenzano, non possa oltrepassare il traguardo che ha già raggiunto.

Infatti, nonostante che il fondamento esistenziale sia un limite alla libertà di scelta dell’uomo, secondo Binswanger permane la libertà di scegliere il come rispondere a tale “a priori esistenziale”. Quanto più le scelte sono autentiche, e cioè conformi al proprio fondamento esistenziale, tanto più facilmente le proprie reali potenzialità potranno emergere e svilupparsi e tanto maggiore sarà la possibilità di raggiungere un adeguato livello di autorealizzazione.

Per la psicologia esistenziale l’uomo è il vero artefice del proprio destino e qui entra in ballo il potenziale creativo insito in ogni essere umano (crearsi la vita, darsi da fare, non arrendersi): se è vero infatti che egli non può diventare chiunque, è pur vero che può diventare se stesso (ossia più autentico) assumendosi la responsabilità di tale scelta.

Soltanto in questo modo l’angoscia provata di fronte ai percorsi che lo separano dalle sue mete (angoscia che è in sè un esistenziale a priori ineliminabile) può essere accettata come un aspetto della propria esistenza e perde in tal modo il potere di piegarla.

Affinché ciò sia possibile è necessario mantenere un atteggiamento vigile ed aperto per garantire alle proprie potenzialità lo spazio necessario per palesarsi.

E’ importante notare come la dinamica della personalità non soggiaccia al principio di causalità. Il comportamento umano non è solo una reazione a cause come gli stimoli esterni, gli istinti, le pulsioni e i bisogni: in esso giocano un ruolo fondamentale la scelta e la volontà. Al contrario Freud considera il disturbo sotto un’ottica causa-effetto.

 

 

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