Jung: Processo di Individuazione
- ANDROGINIA E TENDENZA ALLA COMPLETEZZA
La nostra evoluzione psichica è rappresentata dalla realizzazione dell’androginia psicologica. Qualsiasi scissione nell’ambito della personalità è una catastrofe psichica anche se la persona è ben adattata alla realtà: maggiore adattamento non significa necessariamente maggiore sviluppo. Uno dei compiti fondamentali dell’evoluzione psichica è l’integrazione della propria dimensione controsessuale e la progressiva acquisizione delle caratteristiche psicologiche dell’altro sesso.
Per contro l’uomo occidentale presenta una struttura di coscienza unilaterale per cui si hanno delle identificazioni totali o con il maschile o col femminile con conseguenti massicce rimozioni delle parti controsessuali e proiezioni distorcenti delle stesse su l’altro, qualora fornisca il giusto aggancio. Tale dicotomia psicologica è sostenuta anche dai modelli sociali che ne derivano e che prevedono ruoli sessuali rigidamente stabiliti.
Bisogna però tener presente che questo discorso oggi è meno valido e Jung si riferisce ad un Occidente storico, giacché è in atto una trasformazione nella direzione di una maggiore androginia.
Come appena detto, una massiccia rimozione del femminile e del maschile interiore, dà origine anche ad una più massiccia proiezione sull’altro di tali aspetti interiori e, la mancata elaborazione/integrazione della parte controsessuale renderà impossibile la soluzione di tutti quei conflitti della vita sentimentale che, in tal modo, si ripresenteranno sistematicamente (coazione a ripetere) in ogni successivo rapporto, senza alcun controllo e deprivando l’individuo della possibilità di instaurare relazioni oggettuali soddisfacenti.
Quanto maggiore sarà la proiezione tanto più si sarà dominati dalla coazione a ripetere.
Dunque le scelte oggettuali si ripetono spesso in modo sorprendentemente identico, in quanto sono sorrette da una motivazione inconscia. I partner che si susseguono nel tempo sono diversi solo apparentemente, ma a un’attenta analisi si osserva come tutti abbiano la possibilità di accogliere la proiezione d’Anima o d’Animus di cui il compagno li ha resi oggetto.
Ogni volta che compiamo una scelta amorosa siamo guidati dall’immagine dell’Anima o dell’Animus, e cioè tendiamo a scegliere il partner che ha il giusto “aggancio”: e giacché le prime immagini femminili e maschili che introiettiamo sono quelle dei genitori, sono le imago paterna e materna le istanze che ci guidano nelle scelte di vita, non solo in quelle sentimentali.
Al contrario, la coscentizzazione della parte controsessuale, la sua integrazione nel proprio Io, la sua elaborazione consapevole, l’acquisizione delle caratteristiche dell’altro sesso, diminuisce la proiezione di tali aspetti sull’altro permettendo di stabilire un rapporto non distruttivo con l’altro sesso. Non a caso le persone che hanno maggiore successo nella vita affettiva sono quelle che hanno sviluppato la dimensione controsessuale e che quindi vivono in maniera più empatica la relazione con l’altro sesso.
Il raggiungimento di tale obiettivo, l’integrazione della parte controsessuale, può essere facilitato dallo stesso amore e dall’attrazione sessuale, che diventano pertanto strumenti di conoscenza.
Il fantasma dell’altro, che il paziente porta in terapia, per l’analista dovrebbe essere soprattutto un indicatore delle problematiche d’Anima e d’Animus.
- IL PROCESSO DI INDIVIDUAZIONE
L’individuazione è il contenitore teorico che racchiude e organizza le diverse parti del sistema Junghiano.
Il termine “individuo” significa “non diviso”. L’individuazione è il processo attraverso il quale l’individuo diventa se stesso, un essere umano intero, inscindibile e differenziato dalla psiche collettiva conscia e inconscia. Esso tende alla realizzazione della totalità psichica e cioè all’integrazione delle varie componenti della psiche conscia e inconscia: tale tendenza è espressione dell’archetipo Sé.
Il processo di individuazione quindi presuppone la relazione tra l’Io e l’inconscio: l’Io cioè non deve né sottomettersi né annientarsi perché ciò porterebbe alla follia. L’Io è una solida struttura che non deve mai venir meno, altrimenti si verificano fenomeni psicopatologici.
Tutti i nostri comportamenti sono influenzati dall’inconscio e prenderne coscienza depotenzia il suo aspetto distruttivo e cioè limita la sua autonomia e il suo dominio sulla nostra esistenza. Fintanto che la rimozione perdura, la personalità è identificata in maniera unilaterale con l’Io cosciente che gode di una falsa autonomia poiché in realtà è agito dalle immagini, dalle pulsioni e dai complessi a tonalità affettiva.
Ma nel momento in cui si attiva il processo di individuazione (anche col semplice atto di tenere un diario o trascrivere i propri sogni e non necessariamente attraverso l’analisi personale), conscio e inconscio entrano in relazione e l’individuo raggiunge via via una maggiore totalità psichica. L’Io mantiene la sua funzione di mediatore tra mondo interno e mondo esterno ma è sostenuto da difese meno primitive della scissione e della negazione ed è orientato al raggiungimento della totalità psichica.
Quindi lo sviluppo della personalità è un processo che va oltre la semplice maturazione fisiologica che consente all’individuo un adeguato adattamento alla realtà. Essa consiste nel divenire individuo e cioè un essere non diviso nella sua totalità di conscio e inconscio, luce e ombra, maschile e femminile. Ovviamente si tratta di una meta utopica, di un tendere verso una meta ideale, che impegna l’individuo per tutta la sua vita.
Il processo di individuazione quindi comporta anche un certo grado di opposizione alle norme sociali, ma non implica per questo l’isolamento sociale o il disadattamento rispetto ai valori collettivi. E’ bene inoltre tener presente la distinzione tra individualismo e individuazione: il primo consiste nel mettere intenzionalmente in rilievo presunte caratteristiche che contrastano con la coscienza collettiva; l’individuazione è invece il processo che porta l’individuo ad essere quello che è adempiendo in modo migliore alle finalità collettive dell’uomo.
Secondo Jung il divenire individuo (non scisso) comporta anche un processo di decondizionamento da tutto ciò che ci rende ben adattati e integrati ma collettivi: la maggior parte delle persone non sospettano neppure che dietro la loro maschera evoluta (Persona) si trova un autentico Sé, soffocato dai valori e atteggiamenti della coscienza collettiva.
- L’adesione totale ai valori collettivi (Persona) comporta: rifiuto dell’Ombra, identificazione sessuale rigida, rimozione dell’Anima e Animus, mancata attuazione del processo di individuazione, non elaborazione dell’inconscio e quindi mancato raggiungimento della totalità psichica.
- IL SE’
Il Sé è l’archetipo che esprime il naturale tendere dell’uomo verso la totalità psichica e cioè verso l’integrazione degli aspetti inconsci e consci della propria personalità, dell’ombra con la persona, della dimensione femminile con quella maschile. Il raggiungimento della totalità psichica (immagine archetipica, espressione dell’archetipo Sé) è perseguito attraverso il processo di individuazione che porta allo sviluppo della personalità individuale.
L’attivazione dell’archetipo Sé è quindi alla base del processo di individuazione e cioè di quel difficile, lungo e doloroso processo che porta alla realizzazione della personalità individuale: l’individuazione.