FATTORI  CHE  INFLUENZANO  I  COMPITI  DI  VIGILANZA


Nei compiti di attenzione sostenuta con stimoli acustici si ha un decremento meno repentino della performance che non in quelli con stimoli visivi e tattili. Inoltre la velocità e l'accuratezza nel riconoscimento del segnale è maggiore nei compiti uditivi rispetto a quelli visivi. Queste differenze nelle performance con stimoli uditivi e visivi possono essere dovute al fatto che il soggetto è più facilmente distraibile se deve prestare attenzione a stimoli visivi.

Nei compiti visivi la qualità dell'attenzione è influenzata dai movimenti del capo e degli occhi mentre in quelli uditivi questi movimenti non influiscono. A sostegno di questa ipotesi è un esperimento in cui per limitare queste influenze i soggetti vengono bendati e viene chiesto loro di scoprire cambiamenti nell'intensità luminosa di stimoli luminosi pulsanti e visibili ad occhi chiusi. Si è così scoperta un'alta correlazione tra questo tipo di compito ed un analogo compito uditivo, in cui veniva chiesto di scoprire incrementi di intensità di stimoli acustici pulsanti.

- CARATTERISTICHE  FISICHE  DEL  COMPITO

Ad influenzare la performance in compiti di attenzione sostenuta sono anche le caratteristiche fisiche del compito come: l’intensità e durata del segnale, l’incertezza temporale e spaziale, la complessità del compito, frequenza degli stimoli.

-Intensità e durata del segnale - In generale le ricerche hanno evidenziato che in condizioni di allerta la performance migliora con l'aumento dell'intensità e la durata del segnale.

Wiener ha individuato una tecnica sperimentale per eliminare il decremento di vigilanza che consiste nel modulare i parametri di presentazione degli stimoli in relazione alle risposte corrette del soggetto. Ad esempio ai soggetti vengono mostrati degli stimoli standard come punti luminosi separati tra loro da una certa distanza. Il soggetto deve riconoscere lo stimolo critico che è un punto luminoso posto ad una distanza maggiore rispetto allo standard. Quanto più il soggetto individuava i segnali critici quanto maggiore era la distanza dello stimolo critico (seppur entro certi limiti) che era così più facile da individuare. In tale situazione la frequenza di riconoscimento del segnale rimaneva costante per tutta la durata del compito, 48 minuti.

Incertezza temporale e spaziale - Negli esperimenti di attenzione sostenuta i soggetti non sanno quando e dove lo stimolo verrà presentato. In un tipico esperimento viene dimostrato che vi è un maggior livello di individuazione del segnale nel quadrante del display ad alta probabilità (in cui vengono presentati il 50% degli stimoli) rispetto a quello degli altri tre quadranti dello stesso display. Inoltre mentre col protrarsi del tempo la prestazione nei tre quadranti a bassa probabilità peggiora, in quello ad alta probabilità rimane costante. Se poi gli stimoli vengono presentati con regolarità temporale si ha una maggiore velocità e accuratezza delle risposte.

Complessità del compito - Per complessità del compito si intende il livello di difficoltà che l'osservatore deve affrontare per svolgere bene il compito di attenzione sostenuta. L'aumento della complessità peggiora la performance ma paradossalmente elimina il decremento di vigilanza. Secondo la prospettiva cognitivista vi sono due tipi qualitativamente differenti di elaborazione dell'informazione, definiti processi automatici e processi controllati: i primi sono rapidi, automatici, non limitati dalla memoria a breve termine e non richiedono sforzo; i secondi sono lenti, seriali limitati dalla memori a breve termine. Rifacendosi a tale prospettiva, Fisk e Schneider affermano che, se i compiti coinvolgono i processi automatici, la performance non subisce peggioramenti, mentre se coinvolgono i processi di controllo si ha il peggioramento.

Frequenza degli stimoli - Diversi esperimenti hanno evidenziato l'influenza nella prestazione della frequenza della presentazione degli stimoli. Da una ricerca risulta che ad una diminuzione della frequenza corrisponde una diminuzione della sensibilità allo stimolo. Da un'altra ricerca risulta che ad un aumento della frequenza corrisponde una diminuzione della scoperta del segnale. Un'altra ricerca ha invece evidenziato che la frequenza di interazione interagisce con l'intensità del segnale critico.

 

 

 

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