ATTENZIONE  SELETTIVA


TEORIE DELL'ATTENZIONE SELETTIVA

L'attenzione selettiva consiste nella capacità di selezionare solo alcune tra le numerose informazioni che giungono ai nostri organi di senso; esempio classico di questo fenomeno è l'effetto cocktail party.

Sul piano teorico innanzi tutto si è cercato di capire a che punto del processo di elaborazione dell'informazione, avviene la selezione dell'informazione da elaborare.

Sono state proposte numerose teorie, alcune delle quali protendono per una selezione precoce dell'informazione mentre altre per una selezione tardiva.

Nel primo caso la selezione è operata sull’input sensoriale, mentre nel secondo caso la selezione avviene dopo il riconoscimento dello stimolo, prima che avvenga il recupero o la selezione della risposta.

Il problema è che non è facile stabilire se il miglioramento della prestazione sia dovuto ad una facilitazione sensoriale causata dall'attenzione che opera a livello precoce o se invece gli effetti siano dovuti a processi post-percettivi che operano a livello della categorizzazione o anche della selezione della risposta.

In linea teorica è possibile che tutti gli stadi di elaborazione dell'informazione siano facilitati dai processi attenzionali.

- TEORIA DELLA SELEZIONE PRECOCE DI BROADBENT

Secondo la teoria del filtro di Broadbent, che deriva dai risultati ottenuti con il paradigma sperimentale dell'ascolto dicotico, la selezione dell'informazione avviene nel seguente modo: all'inizio tutti gli stimoli vengono immagazzinati per breve tempo nel sistema S (sensoriale) e cioè nei registri sensoriali o magazzini a brevissimo termine; qui esse subiscono una veloce analisi in parallelo sulla base delle loro caratteristiche fisiche elementari; grazie poi ad uno speciale meccanismo centrale, il filtro selettivo, solo alcune informazioni vengono passate al sistema P (percettivo) che invece opera serialmente e che consente un livello di elaborazione più sofisticata e completa.

Secondo l’autore, di tutti gli stimoli in ingresso solo alcuni vengono selezionati, quelli a cui prestiamo attenzione. Tale selezione si verifica ad uno stadio precoce visto che l’elaborazione degli stimoli cui non prestiamo attenzione si ferma al sistema S, prima della codifica semantica, dopodiché la traccia decade. Invece l’elaborazione degli stimoli selezionati possono accedere al sistema P e quindi ai livelli di elaborazione semantica superiori.

- TEORIA DELLA SELEZIONE TARDIVA

Secondo Deutsch e Deutsch  tutte le informazioni, sia quelle rilevanti che quelle irrilevanti, raggiungono sempre i sistemi di elaborazione superiori e sono elaborati sino alla codifica semantica.

Il filtro selettivo agisce tardivamente solo nel momento in cui deve essere scelta una risposta. Ognuno di questi sistemi infatti è caratterizzato da un "coefficiente di importanza" per cui l'informazione afferente viene automaticamente elaborata dal sistema col più alto coefficiente, sistema che poi ha accesso ai sistemi di risposta motoria, memoria ecc.

L’ipotesi quindi è che i meccanismi dell’attenzione selettiva si basino sui processi di selezione della risposta.

- TEORIA DEL FILTRO ATTENUATO

Una teoria a metà strada tra la selezione precoce e quella tardiva è la teoria del filtro attenuato della Treisman, in base alla quale il filtro selettivo funziona come quello proposto da Broadbent solo che le informazioni del canale non attentivo non vengono cancellate ma attenuate. In altre parole il filtro non è del tipo “tutto o niente” e non blocca completamente l'elaborazione di tutta l'informazione non selezionata e cioè quella presentata nel canale non attentivo, ma semplicemente la attenua; per cui gli stimoli cui non si presta attenzione sono attenuati in modo tale che non possono raggiungere un livello di attivazione sufficiente a superare la soglia di coscienza. Tuttavia se lo stimolo da ignorare è particolarmente importante o rilevante per il soggetto, anche una sua parziale attivazione può essere sufficiente al raggiungimento della soglia di coscienza.

- PRIMING SEMANTICO

Dati a favore della selezione tardiva provengono da alcune ricerche che hanno utilizzato il priming negativo.

Nei tipici paradigmi di Priming viene presentato un primo stimolo detto “prime” e poco dopo un secondo stimolo detto “probe” che richiede una rapida risposta.

Nel caso del paradigma del priming semantico il prime è costituito da una parola, ad esempio “dottore”, e il probe da un'altra parola che può essere semanticamente correlata alla prima, come ad esempio “infermiere”, oppure no, come ad esempio “tavolo”.

Di solito il soggetto risponde più velocemente alle parole semanticamente correlate piuttosto che a quelle che non lo sono.

- PRIMING NEGATIVO

In un tipico esperimento facente uso del paradigma del priming negativo, i soggetti vengono posti di fronte ad una coppia di figure sovrapposte, una in primo piano disegnata con linee continue di colore rosso e l’altra in secondo piano con linee tratteggiate di un altro colore. Il loro compito è quello di nominare a voce alta lo stimolo in primo piano ed ignorare l’altro. In seguito vengono posti di fronte ad una terza figura unica che può essere o meno correlata semanticamente a quella da ignorare della precedente presentazione. E’risultato che quando lo stimolo da ignorare è semanticamente correlato al secondo stimolo, i tempi di risposta di denominazione si allungano: le rappresentazioni delle informazioni non rilevanti verrebbero inizialmente attivate e semanticamente codificate, poi inibite perché irrilevanti. Poi, alla presentazione di un secondo stimolo semanticamente correlato a quello ignorato, l’inibizione di quest’ultimo e della rete semantica associata, rende più difficile la riattivazione di quest’ultima.

Inoltre il priming negativo si ottiene anche quando gli stimoli ignorati sono presentati talmente brevemente da non raggiungere la soglia di coscienza.

- TEORIA DELL’INTEGRAZIONE DELLE CARATTERISTICHE

La codifica delle varie caratteristiche degli stimoli sembra essere effettuata da diverse regioni cerebrali specializzate. E’il caso della codifica dell’identità mediata dalla via ventrale che proietta al lobo temporale inferiore e di quella della posizione degli stimoli mediata dalla via dorsale che proietta alla corteccia parietale.

Esistono dunque rappresentazioni multiple di uno stesso oggetto e cioè relative ai suoi vari attributi: a questo punto sorge il problema di come tutte queste rappresentazioni vengano integrate per permettere la percezione di un unico oggetto.

Secondo la teoria dell’integrazione delle caratteristiche della Treisman del 1998, la percezione di un oggetto dipende da un meccanismo attentivo che ne seleziona la posizione ed integra le caratteristiche presenti in quella posizione in un oggetto percettivo unificato.

Più precisamente il processo di elaborazione degli stimoli è costituito da due stadi di elaborazione successivi:

uno stadio pre-attentivo, in cui ciascuna singola caratteristica dello stimolo viene rilevata (codificata) automaticamente, senza attenzione e in parallelo da moduli specializzati, ed uno stadio attentivo che combina queste caratteristiche in modo seriale.

Paradigmi e ricerche

A sostegno della teoria dell’integrazione delle caratteristiche della Treisman sono diversi esperimenti.

Il paradigma sperimentale utilizzato è quello dei compiti di ricerca visiva in cui il soggetto deve riconoscere uno stimolo target tra molti stimoli distrattori: il risultato di questi esperimenti è che se lo stimolo target differisce dagli altri per una sola caratteristica elementare, il tempo necessario per distinguerlo dagli stimoli distrattori non dipende dal numero di questi ultimi. Ciò avviene ad esempio se il soggetto deve trovare una lettera rossa in mezzo a tante lettere blu. In questo caso sono le caratteristiche stesse che attirano automaticamente l’attenzione sulla loro posizione.

Se invece lo stimolo target differisce dagli altri per più di una caratteristica, e quindi è definito dalla congiunzione di due o più caratteristiche, il tempo per individuarlo aumenta con l'aumentare degli stimoli distrattori.

Treisman spiega questo fenomeno affermando che le dimensioni elementari dello stimolo come la forma, il colore e l'orientamento sono inizialmente codificate in modo indipendente ed in parallelo, il che riflette un processo pre-attentivo; tuttavia, se il compito lo richiede, queste singole caratteristiche vengono integrate attraverso un processo attentivo seriale.

- MECCANISMI DELL’ATTENZIONE SELETTIVA

E’ opinione largamente condivisa che le informazioni cui non si presta attenzione raggiungano il livello di elaborazione semantica sebbene essi non raggiungano la soglia di coscienza, visto che di solito non si è coscienti di tutti gli stimoli presenti nel campo sensoriale.

Si ritiene che l’attenzione selettiva sia mediata da due meccanismi:

–         Un meccanismo di attivazione che, prima della selezione, opera sia sull’informazione rilevante che su quella ignorata, attivando le rispettive rappresentazioni semantiche; in tal modo entrambi gli stimoli subiscono una codifica semantica. E’ un meccanismo più stabile e meno influenzabile dalle richieste del compito e dal soggetto rispetto a quello di inibizione.

–         Un meccanismo di inibizione attiva della risposta per lo stimolo irrilevante; ossia il livello di attivazione dello stimolo irrilevante viene inibito in modo che non possa accedere al sistema di risposta. Si tratta di un meccanismo attivo che decade rapidamente quando non è più necessario mantenere uno stato di attenzione selettiva, e che è influenzato dalle richieste del compito e dalle strategie utilizzate dal soggetto.

 

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