Bowlby: la Teoria dell’Attaccamento
- CRITICHE ALLA TEORIA DI FREUD
Differentemente da Freud, Bowlby non ritiene che lo sviluppo passi attraverso una serie di stadi prestabiliti a ciascuno dei quali ci si può fissare e regredire in età adulta; l’individuo, sin dalla nascita, ha di fronte un numero di percorsi di sviluppo possibili più o meno compatibili con uno sviluppo sano, il che dipende dalla qualità della relazione con i suoi genitori.
Inoltre è un errore considerare comportamenti come quello di attaccamento, sessuale, esplorativo e alimentare, come espressione di un'unica pulsione, la libido. Ciascuno di essi assolve a funzioni ben distinte e si manifesta in modi peculiari; la motivazione non genera dunque da un’unica pulsione. Dal punto di vista del metodo, alle ricostruzioni degli adulti Bowlby affianca l’osservazione diretta del neonato.
- PSICOANALISI COME SCIENZA E PSICOTERAPIA COME ARTE
Secondo Bowlby in ambito psicoanalitico è utile fare una distinzione fra “scienza della psicoanalisi” e “arte della terapia analitica” i cui obiettivi primari e i metodi operativi differiscono da quelli della prima. Ad esempio, per il terapeuta, il dato particolare riveste un ruolo fondamentale e necessario a quella che Bowlby definisce l’arte del giudizio clinico, in cui intervengono un gran numero di variabili personali e soggettive.
Un ricercatore invece, dall’osservazione dei casi singoli, cercherà di individuare gli elementi comuni che sottostanno alle differenze individuali.
In altre parole la psicoanalisi come scienza deve avvalersi del metodo tipico delle scienze naturali che si occupano di formulare leggi generali in termini di probabilità, mentre la psicoanalisi come terapia deve necessariamente utilizzare un metodo di indagine tipico delle scienze storiche che si occupano di comprendere i singoli eventi specifici nel modo più dettagliato possibile.
- COMPORTAMENTO DI ATTACCAMENTO: DEFINIZIONE
La teoria dell’attaccamento si basa sul presupposto, confermato da un gran numero di studi, che il legame (o comportamento di attaccamento) che viene a stabilirsi tra madre e neonato sia regolato da schemi comportamentali preprogrammati e modificabili dall’esperienza, così come avviene per il comportamento alimentare, sessuale, e di esplorazione.
Il comportamento di attaccamento si attiva automaticamente a partire dai primi mesi di vita e si organizza in modi differenti a seconda della risposta ambientale che segue. Esso è finalizzato a tenere il neonato nelle vicinanze del genitore e quindi svolge la funzione biologica di protezione e salvaguardia della vita del neonato.
Il suo sano sviluppo è la base necessaria alla formazione di un buon grado di fiducia in Sé stessi e nelle relazioni affettive importanti. Tale fiducia può costituirsi solo se il bambino può contare su una sufficiente disponibilità della figura di attaccamento, il che dipende dalla capacità della madre nel comprendere e rispondere adeguatamente ai segnali del figlio.
- RISPOSTA GENITORIALE
Secondo Bowlby il comportamento di risposta genitoriale al comportamento di attaccamento del figlio è in parte geneticamente predeterminato, anche se l’esperienza può avere un peso determinante. Vediamo infatti che di fronte a specifici comportamenti del bambino, l’adulto risponde con emozioni specifiche che motivano comportamenti specifici. Tali comportamenti dipendono, oltre che dal programma genetico, anche dalle sue esperienze, come quelle relative alla propria infanzia e dall’esperienza diretta del suo bambino. Questi schemi comportamentali si affinano con l’esperienza e, grazie a quest’ultima, diventano sempre più adatti al particolare tipo di relazione tra quella madre e quel figlio.
- ANGOSCIA DI SEPARAZIONE
Dagli studi etologici risulta che l’uomo, come anche numerose specie animali, prova paura non solo di fronte a situazioni di pericolo, ma anche in situazioni che segnalano un aumento del rischio; e l’angoscia di separazione rientra nel quadro di questo tipo di risposte. Essa può dunque essere considerata come una disposizione fondamentale dell’essere umano, che può essere evocata in maniera eccessiva dalle minacce di abbandono o di separazione che spesso i genitori, con leggerezza, attuano al fine di controllare il bambino con maggiore efficacia. In tal modo creano in lui un’eccessiva angoscia e collera che potranno evolvere in senso patologico stabilizzandosi in schemi operanti di sé e degli altri che domineranno le relazioni affettive più significative.
- LUTTO
Il lutto è la risposta che di solito si verifica in seguito ad una perdita.
Dagli studi condotti su bambini piccoli e sugli adulti è emerso un profilo in cui sono presenti tratti e comportamenti che in passato erano considerati segni di patologia e che invece rientrano nella normale risposta ad una perdita grave. Ad esempio, comportamenti come la collera verso se stessi o verso gli altri, il rifiuto di credere che la persona sia morta e la durata stessa del lutto, che negli adulti è di norma ben superiore ai sei mesi: tutti questi comportamenti sono risposte da non considerare patologiche.
- PROCESSI DIFENSIVI – MECCANISMO DI ESCLUSIONE SELETTIVA o RIMOZIONE
Alla base della reazione di distacco del bambino, osservata in numerosi esperimenti, è un meccanismo di esclusione selettiva di tutte le informazioni che potrebbero attivare il comportamento di attaccamento, esclusione attuata da quelle strutture mentali che solitamente mediano l’esclusione routinaria di gran parte delle informazioni che pervengono al nostro sistema cognitivo, così come evidenziato dalla tecnica dell’ascolto dicotico.
Questo meccanismo di esclusione selettiva si sarebbe formato in seguito ad esperienze di separazione che hanno frustrato eccessivamente e dolorosamente il bisogno del bambino di cure e protezione. Per tale ragione il bambino esclude tutte quelle informazioni che potrebbero attivare il suo bisogno di attaccamento al fine di evitare nuove esperienze angoscianti e frustranti di quel tipo.
- RELAZIONE INVERTITA
Secondo Bowlby, alcuni disturbi che si verificano nella seconda infanzia, nell’adolescenza e in età adulta, sono ascrivibili ad una particolare relazione distorta con la madre, definita “relazione invertita”: si tratta di un’inversione dei ruoli madre e figlio in cui la madre si aspetta di essere accudita dal bambino.
Tale inversione è dovuta spesso ad un’infanzia materna difficile in cui essa fu privata di quell’amore e di quelle cure che ora richiede dalla relazione col figlio. Tale comportamento produce effetti negativi sul figlio il quale si troverà col dover svolgere un ruolo non suo sviluppando angoscia, sensi di colpa e fobie che gli impediranno di uscire dal rapporto simbiotico con una madre che si mostra a lui come amorosa e generosa e che vede il bambino nel ruolo apparente di viziato e ingrato. Il bambino cioè sarà spinto a negare i sentimenti di collera verso una madre che in realtà è egocentrica, esigente e ingrata.
- APPROCCIO ETOLOGICO
Il metodo di ricerca di Bowlby è di tipo etologico poiché la sua teoria dell’attaccamento si basa sull’osservazione diretta del comportamento infantile nell’interazione con la madre.
Un esempio di tale approccio è rappresentato da numerosi studi, come quelli condotti dalla Ainsworth, Main e altri autori sugli schemi di attaccamento dei neonati, o quello di Klaus e Kennel.
- INTERAZIONE MADRE-BAMBINO
Alcuni studi si sono rivolti alle potenzialità di interazione del neonato e al modo in cui la madre adatta il suo comportamento a quello del figlio; è emerso che una madre dotata di una sensibilità normale, è portata a regolare il suo comportamento in modo da accordarlo o sintonizzarlo con quello del figlio, permettendogli di dirigere l’interazione, venendo incontro alle sue richieste e creando un dialogo.
In un esperimento di Schaffer, in cui madre e bambino vengono messi in un ambiente con dei giocattoli grandi e colorati, è emerso che, di norma, l’attenzione della madre verso un oggetto piuttosto che un altro segue l’interesse spontaneo del bambino, per cui il bambino guarda un giocattolo, la madre vede cosa lui sta guardando e lo segue facendo osservazioni sull’oggetto in questione, nominandolo e manipolandolo.
Secondo la Ainsworth i bambini le cui madri hanno risposto in modo empatico e adeguato ai loro segnali piangono meno e sono più inclini alla cooperazione.
Klaus e Kennell hanno studiato il comportamento della madre nei riguardi del bambino subito dopo la sua nascita. Essi osservarono che il bambino possiede delle caratteristiche in grado di suscitare particolari reazioni emotive non solo nella madre ma anche agli stessi ricercatori che osservavano. Ad esempio una madre prende il bambino in braccio e gli accarezza il volto con la punta delle dita, gli tocca il corpo con il palmo delle mani e in pochi minuti lo accosta al seno e il bambino comincia a leccare il capezzolo. I ricercatori osservano come la madre e loro stessi provarono tutti un sentimento di estasi.
- UNA BASE SICURA
Secondo Bowlby, uno dei compiti più importanti che un genitore deve portare avanti è quello di fornire al figlio, dalla nascita sino all’adolescenza, una base sicura. Essa è necessaria al bambino e all’adolescente per sviluppare un buon grado di sicurezza e coraggio nell’esplorazione del mondo esterno. Essere una base sicura significa essere sempre pronti e disponibili a rispondere alle eventuali richieste di aiuto da parte del figlio e ad intervenire quando sia necessario. Ciò implica che il genitore comprenda e rispetti il comportamento di attaccamento del bambino, senza screditarlo, negarlo, considerarlo negativo o esserne indifferente.
Da numerosi studi condotti su bambini, adolescenti e giovani adulti, risulta che coloro i quali hanno avuto ed hanno dei genitori che contemporaneamente abbiano favorito l’autonomizzazione e fornito una base sicura ai figli sono quelli più stabili sul piano emotivo e più in grado di sfruttare le opportunità che si presentano.
- SVILUPPO INDIVIDUALE: INTERAZIONE GENOMA-AMBIENTE
Secondo il biologo Waddington, ciascun individuo alla nascita si trova di fronte a un gran numero di percorsi di sviluppo da intraprendere e ne intraprende uno a seconda del tipo di interazione con l’ambiente in cui si trova. Per cui subito dopo il concepimento l’interazione sarà fra il genoma del nascituro e l’ambiente intrauterino; alla nascita e dopo l’interazione tra l’individuo e le strutture biologiche e psichiche di cui è dotato e la famiglia; in età più avanzata l’interazione riguarda l’individuo e l’ambiente fisico e sociale in cui vive.
Bowlby, appoggiandosi a tale teoria, ritiene che il sistema comportamentale dell’attaccamento sia una potenzialità geneticamente determinata, presente sin dalla nascita in tutti gli individui della specie umana e anche in numerose altre specie animali.
Il modo in cui tale funzione si svilupperà dipende dal tipo di interazione ambientale a cui il bambino sarà sottoposto. A seconda del tipo di esperienza costruirà degli specifici schemi operanti di sé e delle figure di attaccamento che influenzeranno pesantemente il modo di percepire e relazionarsi al mondo.
- SVILUPPO DEL COMPORTAMENTO DI ATTACCAMENTO
Sin dai primi giorni il neonato riconosce alcune caratteristiche della propria madre, come l’odore, il tono della voce e il modo in cui lo tiene in braccio; l’acuità visiva non è affidabile sino ai primi 6 mesi. Egli inoltre possiede una capacità innata di entrare in relazione con gli altri e il farlo sembra procurargli piacere. All’inizio l’unico strumento comunicativo è l’espressione emotiva attraverso specifici comportamenti. Bowlby quindi non crede all’ipotesi di Freud e Kohut di una fase autistica o narcisistica.
Tuttavia lo schema del comportamento di attaccamento organizzato compare a partire da circa il sesto mese di vita, quando il bambino ha sviluppato la capacità di rappresentarsi la madre anche quando è assente. Egli cioè si forma un modello operante della madre (oggetto interno) che viene utilizzato nel riconoscimento della madre stessa. Inoltre il bambino sviluppa anche un modello operante del sé in interazione con la madre e il padre.
- INTERIORIZZAZIONE DEI MODELLI OPERANTI DEL SE’
Secondo Bowlby il bambino, in base al tipo di relazione con la madre, interiorizzerà uno specifico modello di sé e dei genitori che si stabilirà come un’influente struttura cognitiva che orienterà il suo modo di relazionarsi al mondo.
Il modello operante di sé comprenderà tutti gli aspetti della personalità del bambino, veri o frutto delle proiezioni materne, che la madre riconosce ed escluderà tutte quelle da lei disconosciute.
Inoltre un bambino che ha usufruito di una libertà di comunicazione cognitiva ed emotiva elevata e ha sviluppato uno schema di attaccamento sicuro, sarà in grado di aggiornare adeguatamente i suoi modelli operanti. Al contrario un bambino che avrà sviluppato un attaccamento angoscioso o evitante, sarà impedito nel processo di aggiornamento dei suoi schemi di interazione che permarranno invariati anche in età più avanzata e cioè i suoi vecchi schemi di interazione con gli altri si attiveranno automaticamente anche con individui che si comportano con lui in modo assai diverso da come fecero i suoi genitori.