AGRAMMATISMO E PARAGRAMMATISMO
In alcune sindromi afasiche si osserva il mantenimento della capacità di elaborazione delle parole di classe aperta, così definite perché costituiscono un vocabolario in continua espansione; si può avere invece una compromissione della capacità di utilizzare le cosiddette «parole grammaticali» o «parole di classe chiusa», così definite perché appartengono ad un vocabolario non soggetto ad espansione o «parole di funzione» per il fatto che specificano la relazione tra le parole della classe aperta ed il ruolo svolto da queste ultime nella struttura grammaticale della frase stessa.
Si tratta dei morfemi grammaticali liberi come gli articoli, le preposizioni e i verbi ausiliari, e dei morfemi grammaticali legati a radici come i prefissi, i suffissi flessionali e derivazionali.
DISTINZIONE AGRAMMATISMO-PARAGRAMMATISMO
– Agrammatismo: il tratto tipico di questo disturbo è l'omissione di articoli, di parole di connessione, di ausiliari e di flessioni, che determina la riduzione della struttura grammaticale della frase ad una forma rudimentale che spesso è limitata alla produzione di frasi composte da una o due parole.
– Paragrammatismo: il tratto caratteristico di questo disturbo consiste in confusioni dell'aspetto verbale, in errori nel genere e nella scelta errata di preposizioni.
- AGRAMMATISMO COME DEFICIT DI PRODUZIONE
La forma clinica di agrammatismo oggetto delle prime teorie, è quella che pone l'accento sul disturbo di produzione, caratterizzato dalla semplificazione della struttura grammaticale della frase e dalla riduzione della sua lunghezza, in presenza di una buona comprensione.
Pick nel 1913 definì l'agrammatismo come un disturbo indipendente dall’afasia motoria dovuto all'incapacità di costruire strutture grammaticali corrispondenti allo schema astratto della frase; a causa di tale deficit il paziente applica un «principio di economia» in virtù del quale elimina tutte le parole grammaticali utilizzando per così dire un linguaggio di emergenza grammaticalmente più semplice e ridotto.
Secondo Isserlin invece è proprio l'afasia motoria la causa diretta dell’agrammatismo, costituendo il linguaggio agrammatico un adattamento alla difficoltà articolatoria, per cui il paziente, consapevole delle proprie difficoltà articolatorie, adotta un «principio di economia di sforzo» pianificando frasi semplicissime nelle quali produce solo le parole indispensabili a trasmettere l'informazione desiderata.
Secondo Jakobson, in condizioni normali, la produzione del linguaggio necessita del corretto funzionamento di due meccanismi della produzione del linguaggio: quello paradigmatico, che media la scelta delle parole, e quello sintagmatico, che lega le parole in una frase.
L'agrammatismo quindi è causato da una compromissione del meccanismo sintagmatico mentre i deficit articolatori non hanno una rilevanza significativa.
Secondo Goodglass l’agrammatismo osservabile negli afasici di Broca è dovuto ad un innalzamento della soglia di attivazione delle rappresentazioni verbali tale che solo le rappresentazioni corrispondenti alle parole che possiedono la maggiore salienza fonologica, come quella delle parole accentate, e il maggior valore affettivo, riusciranno a superare tale soglia e ad essere prodotte, nonostante che il paziente abbia mantenuto la capacità di programmare rappresentazioni di frasi anche complesse.
- AGRAMMATISMO COME DEFICIT DEI MECCANISMI CENTRALI
Secondo le «function word theories», i deficit osservati nell’agrammatismo sono tutti causati dalla compromissione della capacità di elaborare i morfemi grammaticali, detti anche «function words», capacità che dipende dal buon funzionamento di un unico meccanismo centrale coinvolto sia nella produzione che nella comprensione delle parole grammaticali.
Secondo Caramazza e colleghi il deficit si colloca a livello sintattico. Infatti le parole che i pazienti agrammatici non riescono ad elaborare sono le stesse sia nella comprensione che nella produzione, e quando l'elaboratore centrale è danneggiato, la comprensione della frase può essere ottenuta utilizzando strategie semantiche o euristiche che tuttavia sono insufficienti per la comprensione delle frasi semanticamente reversibili.
Secondo altri autori il deficit invece si colloca a livello lessicale. essendo causato da un danno al meccanismo centrale responsabile dell'accesso alle parole di funzione grammaticale.
Tuttavia l'ipotesi di un unico elaboratore centrale delle parole grammaticali è stata messa in crisi dall’osservazione di pazienti con un agrammatismo di produzione e l'assenza di agrammatismo di comprensione e viceversa.
- TEORIA DI SAFFRAN
In uno studio di Saffran, i pazienti agrammatici erano sottoposti a due tipi di prove: una di comprensione, in cui dovevano accoppiare una frase pronunciata dallo sperimentatore, ad esempio la frase «il bambino insegue la madre» ad una di due immagini, una delle quali rappresentante la figura del bambino che insegue la madre, e l'altra un'inversione dei ruoli tematici, con la madre che insegue il bambino. I pazienti, in entrambe le prove, invertivano frequentemente i ruoli tematici, assegnando il ruolo di tema al soggetto grammaticale della frase ed il ruolo di agente all'oggetto.
Sulla base di tali osservazioni l'autore concluse che l'agrammatismo è determinato dalla compromissione della capacità di far corrispondere i ruoli tematici e quelli semantici.
- PARAGRAMMATISMO
Il termine paragrammatismo fu utilizzato per la prima volta da Kleist nel 1914 in riferimento ad un disturbo legato a lesioni della corteccia temporale sinistra e caratterizzato dalla difficoltà nella scelta e nella collocazione sequenziale delle parole e dei morfemi grammaticali nella costruzione della frase; secondo l'autore inoltre tale disturbo si distingue dall'agrammatismo per il fatto che quest'ultimo è causato da lesioni frontali ed è caratterizzato da una compromissione o assenza della struttura sintattica della frase e dall'omissione dei morfemi grammaticali.
Si può dire tuttavia che tutti i tentativi attuati per confermare la distinzione proposta da Kleist hanno dato risultati negativi.
CRITICHE ALL’ AGRAMMATISMO
Secondo Caramazza e Badecker la grande variabilità dei deficit riscontrati nei pazienti agrammatici dimostra che l'utilizzo di una categoria clinica identificata con criteri clinici stabiliti a priori, nel caso specifico la presenza di errori nell'elaborazione dei morfemi grammaticali, la semplificazione della sintassi e la riduzione della lunghezza della frase, non si è dimostrata utile ad identificare la lesione cognitiva responsabile di tali disturbi, né tanto meno a costruire una teoria dell’organizzazione del linguaggio normale.
Inoltre, l’estrema variabilità osservata all’interno di tale categoria definita aprioristicamente, dimostra che i pazienti che vengono classificati all'interno di essa non possono costituire un gruppo omogeneo dal punto di vista della lesione cognitiva che li ha colpiti.
Gli autori propongono quindi di abbandonare tale categoria clinica definita a priori e di studiare i disturbi afasici di produzione partendo da ipotesi esplicite sui processi di elaborazione cognitiva del linguaggio in soggetti normali. Ciò implica che la lesione cognitiva responsabile dei deficit agrammatici può essere identificata a posteriori, partendo da una teoria sulla struttura del sistema cognitivo normale.
Contrariamente alla posizione di Caramazza e colleghi, Caplan sostiene che sarebbe sbagliato abbandonare l'uso delle categorie identificate con criteri clinici stabiliti a priori; per quanto riguarda l'agrammatismo, egli propone di ridurre i criteri di classificazione alla presenza di un solo deficit, cioè le omissioni dei morfemi grammaticali nella produzione del linguaggio.
Si tratta di un criterio linguistico che è bastato sulla teoria linguistica in base alla quale i morfemi grammaticali costituiscono una categoria autonoma, ciò che secondo l'autore dovrebbe garantire la possibilità di identificare in tali pazienti la stessa lesione cognitiva.
Tuttavia le ricerche non sembrano confermare tale posizione visto che, anche all'interno dei gruppi di pazienti agrammatici classificati in quel modo, è emersa un'estrema variabilità sia in termini qualitativi e quantitativi.
- MODELLO DI GARRETT
Secondo il modello psicolinguistico di Garrett, il processo di elaborazione che porta alla produzione di una frase passa attraverso tre livelli di rappresentazione:
– Nel message level si genera l'informazione semantico-concettuale che viene organizzata in concetti complessi non verbali costituiti da concetti semplici.
– Nel functional level i concetti complessi attivano le corrispondenti rappresentazioni lessicali e cioè le parole della classe aperta in base alle loro proprietà sintattiche e semantiche; quì vengono anche assegnati i ruoli tematici.
– Nel positional level si verificano tre processi: innanzi tutto l’organizzazione della struttura sintattica della frase, in particolare la specificazione dei morfemi grammaticali liberi e cioè delle parole di classe chiusa e di quelli legati a radici e poi il loro inserimento nelle posizioni stabilite dalla struttura della frase.
Poi si ha la selezione delle forme fonologiche delle parole open-class selezionate nel functional level.
Infine si verifica l’assegnazione del valore fonologico ai morfemi grammaticali selezionati nel primo processo di questo stesso livello.
Sulla base del modello di Garrett, una compromissione del positional level dovrebbe danneggiare il processo di selezione dei morfemi grammaticali liberi e legati a radici in tutte quelle prove che richiedono la produzione di una struttura sintattica frasale, mentre la semplice produzione degli stessi morfemi isolatamente, dovrebbe rimanere conservata.
Ciò è quanto si è osservato in due pazienti che presentavano una normale capacità di comprensione ed una grave compromissione della capacità di produrre morfemi grammaticali all'interno di frasi dotate di una struttura sintattica. Tali pazienti cioè erano in grado di produrre in lettura, ripetizione e scrittura, morfemi grammaticali a patto che fossero presentati singolarmente, non all'interno di una struttura sintattica. In una prova di lettura mascherata di frasi in cui al paziente era chiesto di leggere una sequenza di parole ciascuna scritta su una pagina diversa e tutte facenti parte di una frase, non appena il paziente si accorgeva che tali parole componevano una frase cominciava a commettere omissioni e sostituzioni dei morfemi grammaticali.
Un paziente descritto da Caramazza e Hillis presentava deficit di produzione dei morfemi in termini di omissioni e sostituzioni dei morfemi grammaticali liberi e legati a radici, sia nei compiti di produzione di frasi che in quelli di produzione di singole parole. Inoltre egli presentava una dissociazione tra processi flessionali e processi derivazionali, i primi gravemente compromessi e i secondi praticamente risparmiati, per cui gli stimoli che non contenevano affissi derivazionali davano origine solo a sostituzioni delle flessioni, mentre gli stimoli che contenevano uno o più affissi derivazionali davano origine sempre ad errori flessionali ma a pochi errori derivazionali.
Secondo il modello di Garrett le flessioni sono selezionate nel positional level sulla base delle informazioni circa la struttura della frase specificata nello stesso livello; invece le forme base delle parole derivate, e quindi le radici più gli affissi derivazionali, sono slezionate nel functional level sulla base delle informazioni semantico-concettuali prodotte nel message level; questo paziente quindi presenterebbe una maggiore compromissione del positional level mentre i functional level risulterebbe solo leggermente compromesso.