Approccio sistemico relazionale e familiare


Questo approccio viene utilizzato soprattutto nella terapia familiare, che è nata negli anni Sessanta grazie ad un gruppo interdisciplinare di studiosi guidato da G. Bateson.

Esso deriva dall’integrazione e dal confronto tra diverse discipline: antropologia, psichiatria, psicologia clinica e dello sviluppo, teoria generale dei sistemi, psicologia sociale, pragmatica della comunicazione. E’ dunque una teoria complessa che cerca di rendere conto della complessità delle relazioni umane e della famiglia in particolare.

La famiglia è considerata come un sistema relazionale in equilibrio tra la tendenza alla stabilità e tendenze al cambiamento. Normalità e patologia della famiglia (o meglio la sua funzionalità e disfunzionalità) sono considerate lungo un continuum: le famiglie sono sistemi in costante trasformazione e la loro funzionalità consiste nella capacità di creare nuove modalità relazionali nelle varie fasi di evoluzione e nei diversi contesti.

La famiglia ha dunque le caratteristiche tipiche di un sistema, ossia un insieme di oggetti o membri in relazione tra loro e in cui un cambiamento in un punto del sistema provoca cambiamenti conseguenti in tutti gli altri punti e nel sistema nel suo insieme. Tali caratteristiche sono:

1)      Non sommatività: interconnessione tra i suoi membri;

2)      Causalità circolare: ogni azione è a sua volta una reazione;

3)      Equifinalità: le condizioni iniziali di un sistema non determinano rigidamente lo stato finale;

4)      Comunicazione: ogni comportamento nella famiglia rappresenta un atto comunicativo o messaggio;

5)      Regole familiari: garantiscono la stabilità al sistema, definiscono le aspettative legate ai ruoli e i comportamenti leciti o no;

6)      Omeostasi: nella famiglia ci sono dei meccanismi a feedback che evitano i cambiamenti destabilizzanti.

7)      Morfogenesi: capacità della famiglia di produrre cambiamenti di secondo ordine (regole, organizzazione)

A partire dall’individuazione di aspetti che regolano il funzionamento della famiglia, questo approccio cerca poi di individuare anche i paramentri disfunzionali. Alcuni esempi sono invischiamento, parentificazione, doppio legame, disimpegno, rigidità, pseudomutualità, mistificazione.

Nella misura in cui la sofferenza del singolo è vista come espressione della disfunzionalità del sistema familiare sia nelle sue relazioni interne sia nelle relazioni con l’esterno questa tecnica è indicata nel caso in cui ci sia un rapporto tra il disagio del singolo e crisi della famiglia.

Questo non vuol dire considerare la famiglia malata o colpevolizzarla rispetto al problema del singolo ma cercare nella famiglia le risorse per affrontarlo e promuovere il benessere, valorizzando le relazioni al suo interno.

Tecniche

Le tecniche utilizzate sono diverse. Ad esempio il racconto della storia familiare consente di evidenziare dei buchi su cui si innescano i miti familiari, ossia credenze (spesso fantasiose) condivise da tutti i membri riguardo la famiglia che in genere si sviluppano su problemi non risolti come perdite, separazioni etc. Un'altra tecnica è la prescrizione paradossale in cui viene prescritto il sintomo che viene però presentato nei suoi aspetti positivi, in questo modo il sintomo non è più spontaneo e diventa controllabile. Ci sono poi la ridefinizione, le sculture familiari etc.

 

 

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