PARADIGMI  SPERIMENTALI PER L’ATTENZIONE SELETTIVA


Negli studi sull'attenzione selettiva sono stati utilizzati principalmente due classi di paradigmi sperimentali: i paradigmi di selezione e i paradigmi di filtraggio.

- PARADIGMI DI SELEZIONE: ne abbiamo fondamentalmente due tipi:

1 - Compiti di ricerca visiva: viene prima presentato uno stimolo target e poi un insieme di stimoli tra cui può esserci il target; il soggetto deve dire se tale stimolo target è presente il più velocemente possibile. Questo paradigma sperimentale è stato usato dalla Treisman.

2 - Paradigma di Posner: Si misurano i tempi di reazione di fronte a stimoli attesi, non attesi e neutri. Il soggeto cioè viene preavvertito della posizione nel campo visivo di uno stimolo target, da uno stimolo segnale (cue) - ad es. una freccia che nel campo visivo indica la posizione in cui forse apparirà lo stimolo target -; il risultato più costante è quello di una riduzione dei tempi di reazione (miglioramento) quando lo stimolo segnale è veritiero e un aumento dei tempi quando lo stimolo cue non è veritiero.

- PARADIGMI DI FILTRAGGIO: il più noto e quello dell'ascolto dicotico proposto da Cherry (1953), ed utilizzato da molti altri ricercatori come Broadbent (teoria del filtro) in cui vengono presentati due messaggi contemporaneamente alle due orecchie del soggetto, il quale deve prestare attenzione ad uno solo dei due messaggi (canale attentivo) e ignorare l'altro (canale non-attentivo). Più in generale diciamo che  l'attenzione selettiva è qui considerata come un meccanismo di selezione dei messaggi che arrivano da diversi canali.

- PARADIGMA DEL PRIMING SEMANTICO (O PREATTIVAZIONE SEMANTICA): si riferisce all'effetto omonimo per cui il soggetto risponde più velocemente ad una parola target correlata semanticamente ad una parola che la precede (detta “prime”), ad esempio: medico….ospedale.  E' stato ipotizzato che vi sono 2 tipi di meccanismi alla base di questo fenomeno: meccanismi automatici, rapidi e indipendenti dalle aspettative / volontà del soggetto e che facilitano la risposta; meccanismi attentivi  che sono più lenti e che dipendono dalle aspettative del soggetto e facilitano o inibiscono la risposta.

NEUROSCIENZE: i dati ottenuti in psicologia cognitiva sono integrati con quelli ottenuti dalle neuroscienze:  PET, fMRI, Potenziali Evocati, EEG e registrazione elettrica dei singoli neuroni sono tecniche utilizzate per visualizzare l'attività cerebrale durante lo svolgimento di determinati compiti definiti dal ricercatore. Si cerca in tal modo di capire quali siano le zone del cervello implicate in certe operazioni. Queste tecniche presentano tuttavia dei limiti quali la non adeguata risoluzione spaziale o temporale.

 

 

 

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