Comportamentismo (o Behaviorismo)


  • Introduzione

Il Comportamentismo è detto anche psicologia oggettiva perché il suo oggetto di studio è il comportamento manifesto, ossia l’insieme di reazioni di un organismo che sono osservabili dall’esterno e verificabili oggettivamente, non solo il comportamento motorio ma tutte le modificazioni della condotta, dunque anche il linguaggio o i sintomi psicopatologici.

Tale approccio è antisoggettivista poiché nega del tutto la realtà psicologica di coscienza, mente, immaginazione e la possibilità dell’introspezione.

Nasce nel 1913 con il manifesto redatto da J.B.Watson e ha dominato per circa sessant’anni la psicologia americana.

Questa teoria si ispira al meccanicismo, al positivismo e all’evoluzionismo darwiniano più estremo.

Lo studio del comportamento si sostituisce a quello della coscienza e della mente che diventa “black box” (scatola nera) e si basa sul paradigma stimolo-risposta: l’unica unità di misura è il riflesso, ossia il nesso tra lo stimolo esterno e la risposta comportamentale.

Persino il pensiero diventa una forma di linguaggio sublocale, registrabile oggettivamente a livello periferico attraverso strumenti.

Nascono successivamente varie correnti di neocomportamentisti, i cui principali esponenti sono Holt, Weiss, Lashley, Tolman, Guthrie, Hull, Skinner.

Per quanto riguarda la ricerca sperimentale il principale interesse di questa corrente è l’apprendimento nella convinzione che le differenze individuali dipendano dall’interazione con l’ambiente. L’apprendimento, considerato, in accordo con le teorie evoluzioniste, come un meccanismo che consente all’individuo di adattarsi all’ambiente e sopravvivere, è inteso come puro condizionamento.

  • Teoria del Condizionamento

Il condizionamento è stato scoperto e studiato alla fine dell’800 dal fisiologo russo I.P.Pavlov, nel corso delle sue ricerche sui riflessi di secrezioni gastriche nei cani. Durante le sue ricerche, P. notò che era possibile ottenere delle secrezioni salivari prima che il cibo fosse introdotto nella bocca del cane. Egli chiamò questo comportamento “riflesso condizionato”: uno stimolo neutro (Stimolo condizionato, SC), come ad esempio il suono di un  campanello, viene presentato più volte associato a uno stimolo incondizionato, SI (cibo) che determina una certa risposta (salivazione); successivamente a tali associazioni lo SC, che prima non provocava quella risposta è in grado di provocarla.  Il comportamento dell’animale si è dunque modificato sistematicamente, ed è stata appresa la relazione suono-cibo. Questa tecnica è stata definita condizionamento classico.

Esiste poi il condizionamento operante in cui vengono condizionati atti complessi e non riflessi come nel caso precedente, e ciò permette l’acquisizione di condotte nuove che vengono modellate dall’apprendimento. I primi a studiarlo furono Thorndike e Skinner.

La tecnica si basa sull’uso di un Rinforzo, ossia un evento conseguente ad un comportamento che aumenta la probabilità che il soggetto ripeta il comportamento (inizialmente accidentale) che lo ha prodotto. In questo caso il rinforzo è positivo, in quanto lo stimolo è piacevole per il soggetto (cibo).  Nella cosiddetta Skinner box un ratto è in una gabbia in uno stato di fame. Il cibo è dietro la gabbia ed è accessibile solo quando l’animale preme una leva che apre lo sportellino, che deve essere selezionata tra altre che non funzionano.

Nel caso in cui si usi un rinforzo negativo, il comportamento condizionato permette di evitare uno stimolo (es scossa elettrica) spiacevole.

  • Applicazioni

Le tecniche di condizionamento vengono applicate in ambito clinico per eliminare apprendimenti patologici come ad esempio risposte d’ansia inadeguate e fobie, attraverso il controcondizionamento e la desensibilizzazione. La terapia avversiva ha lo scopo di eliminare comportamenti indesiderabili (es. alcoolismo, tossicodipendenza, abbuffate etc) associandoli alla somministrazione di stimolo spiacevoli (scarica elettrica o farmaci che provocano nausea).

La maggiore critica che si può avanzare a queste tecniche è di limitarsi ad agire solo sui sintomi senza cercare le cause psicologiche che hanno dato origine ai sintomi.

Altre applicazioni dell’approccio comportamentista sono le tecniche di apprendimento, la persuasione pubblicitaria o politica etc.

 

 

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